Tor, erede da un milione di euro

Scopriamo che cosa dice la legge.
Tor è un cane milionario. Il suo proprietario, Pasquale Rizzo, funzionario delle Ferrovie dello Stato in pensione, avellinese trasferito a Milano da una decina d’anni, è morto a 90 anni senza eredi diretti, lasciando al suo cane tutti i suoi averi, valutati dal tribunale meneghino in un milione di euro.

La legge che dice?
La legge italiana impedisce di lasciare i propri beni direttamente a un animale domestico, ma non vieta  al privato di fare testamento lasciando parte delle sue sostanze a una Onlus, ovviamente riconosciuta dallo Stato. Che significa? Siccome è previsto che solo persone o organismi come società, consorzi o fondazioni con una propria capacità giuridica possano ereditare, gli animali non possono essere considerati proprio come fossero umani. Continuano ad appartenere al patrimonio del defunto e vengono "assegnati" in eredità. Secondo il diritto italiano gli animali non possono dunque essere nominati eredi. Anzi, la presenza di una disposizione testamentaria in tal senso invalida l'intero testamento. Per assicurarsi la cura del proprio gatto dopo la morte, il proprietario può ricorrere a diversi metodi. Tanto per cominciare può nominare una persona fisica o giuridica come erede e obbligarla a prendersi cura dell'animale per mezzo di un apposito lascito. Oppure può nominare un erede a condizione che si prenda cura del gatto. In questo caso l'erede è vincolato a soddisfare la condizione, pena la perdita dell'intera eredità. Per controllare che il gatto sia curato a regola d'arte, chi fa il testamento può nominare una persona di sua fiducia, oppure un esecutore testamentario nominato dal tribunale o un'associazione animalista. Ma attenzione: è importante che l'erede sia d'accordo a occuparsi del gatto, in modo che possa offrirgli le cure adeguate. Chi vuole affidare il proprio micio a una persona precisa, senza nominarlo erede, può farlo delegandolo ufficialmente. Il legato può prescrivere che gli eredi versino a chi si occupa del gatto una determinata somma di denaro, oppure è possibile affidare il gatto alle cure di una associazione animalista, fornendola dei mezzi finanziari necessari. Il testatore però può anche fare una donazione alla persona di sua fiducia mentre è ancora in vita. Se il defunto possedeva un patrimonio ingente, che vuole mettere a disposizione del proprio gatto e della lega per la protezione degli animali, c'è la possibilità di istituire attraverso il testamento una fondazione che entrerà in funzione dopo la morte allo scopo di provvedere al gatto. Siccome una fondazione è giuridicamente riconosciuta solo se ha un capitale versato, oltre alla cura del gatto dovrebbe essere indicato tra i suoi scopi anche un secondo obiettivo, per esempio il sostegno alla protezione degli animali.