Memoria felina, infallibile

Scopriamo tutti i segreti di questa grande capacità felina...
C'è un argomento che affascina, non soltanto noi padroni di micetti, ma anche gli etologi di tutto il mondo. Quanto dura il ricordo in un gatto e quanto è complesso? A questo proposito esiste un bella storia, raccontata dall'etologo e "gattofilo spudorato", come amava definirsi, Giorgio Celli nel libro La vita segreta dei gatti (Il Saggiatore, 122 pagine, euro 15) che vorremmo riportare per dare finalmente una risposta alle fumose teorie che circolano sulla capacità felina di ricordare.

Si legge a pagina 53 del libro: "Se l'intelligenza si nutre di memoria, e credo sia proprio così, i gatti sono animali molto intelligenti perché, quanto a ricordarsi delle cattive avventure, e di chi ha fatto loro del male, non hanno nulla da invidiare al proverbiale elefante. Voglio raccontarvi un fatterello a conferma: una mia amica era entrata in possesso di un certo gatto di nome Pucci, un siamese purosangue, e che, da quanto appresi ben presto, era reduce da un'«infanzia» ben poco felice, se non tragica. Era stato accolto, nei suoi primi due anni di vita, in casa di una famiglia facoltosa, e donato a un «padroncino» di sei anni, un bambino dall'aspetto di un angelo, con i capelli biondissimi e gli occhi di un bel verde trasparente. Ahimè, l'apparenza spesso inganna, ma forse non del tutto in questo caso, se si considera che i diavoli, prima della ribellione e della caduta, sono stati degli angeli in piena regola, e si mormora in giro che Lucifero fosse dotato, in cielo, di una straordinaria bellezza. Il bambino in questione sembrava un angelo, ma era, in realtà, un piccolo diavolo, particolarmente versato in atti sadici. Mi hanno riferito che ha avuto perfino, da grande, e cioè qualche mese fa, delle noie con la legge per certe sue «stravaganze», chiamiamole così, esercitate su di una ragazza, forse la fidanzata. A ricordarci ancora una volta che chi fa del male agli animali è pronto a trasferire le sue «attenzioni» agli uomini! Dunque, torniamo a noi: il bambino, ricevuto Pucci in dono, cominciò, senza che i suoi genitori se ne accorgessero, a fargli ogni sorta di angherie. Gli legava le zampe posteriori e lo appendeva a testa in giù, lo terrorizzava inseguendolo con un sassofono suonato a pieni polmoni, o lo picchiava semplicemente, con una frusta araba acquistata su una bancarella. Stava bene attento a non lasciare, sul povero micio, tracce riconoscibili delle sue violenze: i bambini malvagi sono spesso dei grandi simulatori e in casa tutti pensavano che il teppista amasse teneramente il suo Pucci, anzi il suo Puccino, come lui lo chiamava, in pubblico. Successe però che un'amichetta che frequentava la casa ebbe occasione di sorprendere il piccolo sadico nel corso delle sue esibizioni, e indignata raccontò ogni cosa a sua madre, che la riferì alla madre del torturatore; la signora si fece attenta, e accertò con indignazione e dolore le gesta di quel suo «angelico» figlioletto. Donna di molto buon senso capì che agire per il meglio significava separare la vittima dal suo carnefice, e regalò Pucci alla mia amica, che l'accolse in casa, e che si comportò in modo tale da riconciliare il micio con il genere umano e da convincerlo che la Terra non è necessariamente l'anticamera corrusca dell'inferno. Passarono dieci anni, e Pucci lievitò come il pane, diventando un grasso, anziano siamese del tutto dimentico, a quanto sembrava, del suo angoscioso passato. E invece no, Pucci non aveva scordato e rimosso un bel niente. Un giorno, il suo antico persecutore, ormai un ragazzo di sedici anni, bussò alla porta della mia amica, perché desideroso di migliorare, con un poco di conversazione, il suo inglese. Proprio in fondo alla stanza, Pucci se ne stava sdraiato su un divano color cremisi, ronfando con beatitudine, e però con un occhio mezzo aperto, perché doveva aver percepito che qualcuno, un estraneo, parlottava con la sua amicona in anticamera. Quando il ragazzo entrò, l'animale lo fissò e fu soggetto a una rapida metamorfosi. Balzò in piedi, la sua schiena si incurvò in una vistosa gobba, tutti i peli del corpo si rizzarono, e lui emise un sordo, minaccioso brontolio. Poi saettò via, e sparì al di là della vetrata. Quando l'ospite se ne fu andato, la mia amica si mise a cercare Pucci. Lo chiamò, agitò la scatola dei croccantini, gli promise mille leccornie. Niente da fare: Pucci si era rifugiato sulla cima inespugnabile di un vecchio armadio, e sembrava aver deciso di restare là per sempre, a fare l'eremita della montagna. Solo nel cuore della notte scese dal suo Everest e, piano piano, andò ad acciambellarsi sul letto, ai piedi della mia amica. La quale, per non turbare il povero micio facendogli comparire davanti lo spettro del passato, aveva liquidato il ragazzo, dicendogli che il troppo lavoro le impediva di conversare in inglese con lui. Insomma, l'aveva mandato all'inferno: che era proprio il suo posto".

Ricordi e... ricordi
Da questa breve ma interessante storia possiamo arrivare a qualche conclusione importante. Prima di tutto possiamo affermare con certezza che anche la memoria a lungo termine nel gatto "funziona" perfettamente al pari di quella che abbiamo definito "istintiva". Quello che occorre precisare però è che non tutte le esperienze per i nostri miciotti hanno lo stesso valore e meritano di essere perfettamente. Come definire questo valore? Sempre attraverso il principio dell'associazione. Diciamo che quando qualcosa, sopratutto se riguarda la prima infanzia, l'ha minacciato o l'ha traumatizzato molto, allora c'è un buon motivo per ricordare, come nel caso della storia raccontata da Celli. Se invece una persona, un luogo o un fatto non sono associati a una situazione "forte", non necessariamente negativa, può darsi che il micio abbia rivolto la sua attenzione ad altro e il ricordo sia stato rimosso o, più probabilmente, non reso manifesto. Secondo gli etologi infatti il gatto mostra di ricordare tutto ciò che gli è utile per la sopravvivenza e il benessere ma, nel profondo del suo cervello, raccoglie tutto, come in un immenso bagaglio: voci, strade, volti, gesti e avvenimenti.