Cane "positivo": la bufala online

Ecco la psicosi generata da un fake in agguato sul web.
E subito parte la catena: post, contro post, commenti e via. Ecco la nuova “psicosi”, per ora virtuale, ma che non bisognerebbe nemmeno rischiare che diventi reale.

I titoli e i contenuti condivisi sono più o meno tutti sulla stessa falsariga: “A Hong Kong è stato riscontrato il primo caso di cane domestico affetto da coronavirus”.

Iniziamo da questo: non è così. Ciò che emerge, attraverso un’analisi più approfondita di fonti reputate credibili e verificate nel circuito giornalistico, è che come riportano diverse agenzie di stampa (Reuters, AGI, AdnKronos giusto per citarne alcune) il tampone eseguito sul cane di un paziente affetto da coronavirus è risultato «lievemente positivo nella cavità orale e in quella nasale e risulta asintomatico», come dichiarato dal portavoce del Dipartimento dell'Agricoltura, della Pesca e della Conservazione (AFCD) di Hong Kong.

In particolare ecco il testo, tradotto dall’inglese, dell’agenzia Reuters, da cui è partito poi il flusso di notizie con titoli da “clickbaiting” ma che, invece, se letta e tradotta con attenzione spiega chiaramente qual è la situazione o, meglio, cosa ad ora si sa di quanto accaduto:

«Le autorità di Hong Kong hanno dichiarato di aver messo in quarantena un cane da compagnia di un paziente affetto da coronavirus dopo che i campioni nasali e orali effettuati sull’animale hanno testato "debole positività" per il virus. Le autorità hanno aggiunto che non avevano ancora prove però che il virus possa essere trasmesso agli animali domestici. Il cane non ha avuto alcun sintomo. AFCD ha dichiarato che condurranno ulteriori test per confermare se il cane sia stato infettato dal virus o se i campioni erano il risultato di contaminazione ambientale. Allo stato attuale, l'AFCD non ha prove del fatto che gli animali da compagnia possano essere infettati o possano essere una fonte di infezione per le persone».

Preoccupazione in Cina, l’appello: «Non diffondete notizie non verificate»

In tutti i paesi in cui la diffusione del virus è stata più forte  – quindi anche in Italia e perciò a maggior ragione dovremmo essere tutti più attenti nel condividere le informazioni - la notizia sta preoccupando davvero tanto coloro che vivono con un animale domestico. In Cina, in particolare, diversi utenti sul Social media più usato, “Weibo”, hanno chiesto alle persone di non diffondere segnalazioni che potrebbero mettere in pericolo i loro compagni di vita. «Questa è davvero una notizia piuttosto irresponsabile – è uno dei post che si possono leggere tra i tanti – È molto probabile che possa causare disastri a molti cani e gatti ovunque nel mondo».

Illazioni o certezze, come stanno le cose in questo momento

Da quanto riportato dalla Reuters, in ogni caso, e tornando alle certezze e non alle illazioni, si desume dunque che il campione effettuato non è sufficiente a dare per certo che il cane abbia contratto il virus e che bisogna rimanere in attesa di ulteriori verifiche.

Ma visto che l’argomento è stringente in questi tempi, un’altra agenzia di stampa aiuta a rispondere alle domande che in tanti si staranno facendo leggendo questo articolo o altri su quello che, attualmente, è un “non caso”.

L’AGI, Agenzia Giornalistica Italiana, si è rivolta a Giovanni Maga, direttore dell'Istituto di Genetica Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pavia che ha così commentato la notizia: «Non abbiamo precedenti di coronavirus trasmessi dall'uomo agli animali domestici, cani o felini, nè tantomeno abbiamo precedenti che indichino la possibilità che cani e gatti siano a loro volta fonte di contagio per l'uomo. Certamente il caso va confermato e approfondito. Prima di allora è prematuro arrivare a conclusioni definitive. Tre sono i casi da verificare: il coronavirus è passato dall'uomo all'animale domestico; la seconda ipotesi è che ha semplicemente aderito alla mucosa nasale del cane dopo un contatto ravvicinato con il suo padrone infetto senza però contagiarlo; oppure che siamo di fronte a un caso di cosiddetta “infezione a vicolo cieco”: il coronavirus ha davvero contagiato e il cane ma non riesce a “uscire"».

E’ sulla seconda ipotesi, però, che il professore punta, ovvero che il virus abbia aderito solo alla mucosa nasale: «E’ la più probabile, anche perché in caso contrario è strano che in Cina, dove ci sono numerosi animali, non si siano accorti prima di questa possibilità. Di certo c'e' che non è mai successo prima che all'interno di una stessa catena di trasmissione di un coronavirus ci fossero contemporaneamente gli esseri umani e gli animali domestici. I coronavirus sono molto specifici:o si adattano all'uomo o al cane, non abbiamo precedenti di altro tipo e questo perché se un virus si adatta all'uomo non trova poi nel cane o nel gatto i recettori giusti e un organismo idoneo alla sua replicazione». Diverso, sottolinea infine Maga, è il caso di animali non domestici: «Da pipistrello a uomo, come ad esempio è probabile sia avvenuto con questo nuovo coronavirus, il passaggio c'è stato e lo stesso si può dire in altre occasioni dai suini, dai cavalli e dai dromedari».

Anche se confermato, non significherebbe nulla in termini di trasmissione

Stessa conferma arriva anche dalla  federazione nazionale ordini veterinari (Fnovi), raggiunta dall’Adnkronos per commentare la notizia: «Se confermato, il ritrovamento di tracce di virus in un tampone effettuato su cavità nasali e orali di un cane convivente con il proprietario infetto da Coronavirus non significa assolutamente nulla in termini di diagnostica virologica. Non vi è nessuna evidenza scientifica di un trasferimento dell'infezione da uomo a cane, men che meno da cane a uomo - spiegano - La presenza di tracce di virus nell'animale potrebbe essere del tutto casuale e dovuta al suo semplice contatto con il proprietario».